Wednesday, September 28, 2005

BREAST WATCHING

Contemplare la natura, osservarla nella sua quotidianità, scoprirne i dettagli ma senza turbarla mai, senza scuoterla e senza intaccarla sembra essere un'attività molto gradita all'essere umano, specie se di sesso maschile e ormai adulto. L'individuo “maschio adulto” sviluppa un amore smisurato per l'ambiente che lo circonda, lo studia e lo vuole conoscere nel dettaglio, per poi ricavarne il maggior numero di informazioni possibili.

Nella normale evoluzione della specie, l'uomo maschio adulto raggiunge una certa fase della sua vita nella quale parimenti si danno tre casi:
A. non ha una preda da moltissimo tempo ma ormoni in quantità spropositata;
B. ha una preda da molti anni dalla quale non è più molto incuriosito;
C. è un uomo maschio adulto e questo basta.
Egli si dedica, in questa fase, ad una profonda attività contemplativa dell'universo femminile nella quale mescola codardia, bramosia e strategia: il breast watching. Alcuni rari esemplari delle specie “maschio adulto” declinano in modo naturistico la fisiologica tendenza alla contemplazione insita nell'essere umano praticando al massimo il bird watching. Abbiamo una notevole quantità di informazioni sugli uccelli, sui loro comportamenti in natura e sulle loro abitudini. La maggior parte della specie “maschio adulto” si dedica al breast watching, ma delle donne ancora non hanno capito niente. Eppure, lo sport del breast watching dà all'esemplare medio della specie “maschio adulto” l'impressione di essere un gran intenditore e la presunzione di rendere inutile qualsiasi tipo di scansione corporea che vada dai raggi X alla tac: guardando le tette di una donna egli suppone di essere in grado di derivarne uno screening completo, fino quasi a poter dire quale sia il colore che la sua preda preferisce.

L'appostamento è fattore cruciale: nella selva umana dei pub nei quali si canta il karaoke, colui che pratica il breast watching sa riconoscere il tavolino migliore che permette di osservare contemporaneamente:
A. tutte i possibili esemplari in entrata;
B. tutti i possibili esemplari in uscita;
C. tutti i possibili esemplari presenti;
nonché di immaginare tutti i possibili esemplari non presenti ma che si vorrebbe lo fossero. Egli non si nasconde dietro cespugli folti ma dietro un boccale di birra di dimensioni extra large poiché qualcuno gli ha raccontato che la birra contiene ormoni femminili e, di conseguenza, posizionare tale fonte di attrazione nel punto strategico permette di attirare -nelle sue intenzioni- alcuni dei migliori esemplari presenti sulla piazza. Mentre è impegnato nell'osservazione, il breast watcher è perfettamente in grado di astrarsi dall'ambiente circostante: non sente la musica del “Canta Tù”, non è attratto dalla pallina che zompetta sulle parole della canzone che scorrono in sovrimpressone, non ascolta esemplari del suo stesso sesso a meno che non siano dipendenti del locale e la sua strategica birra non stia per terminare. Il breast watcher si impegna anche a stilare categorie mutualmente esclusive nelle quali raggruppa gli esemplari che osserva: tette - quali tette?; tette abbozzate; tette piccole; tettine; tette normali; tette a punta; tette champagne; tette-stropicciaci-la-faccia-in-mezzo; tette grandi; tettone; tette esagerate. La varietà di classificazione si complica a seconda che le tette siano cadenti, sopportino in modo ordinario la forza di gravità o la sfidino puntando verso il cielo. Una volta compiuta la preliminare fase di classificazione dell'esemplare, il breaast watcher ne deduce condotta di vita, abitudini sessuali, abitudini alimentari, libri e film preferiti, il tipo di infanzia che ha avuto, l'andamento scolastico ed i titoli ottenuti, più un'infinita serie di informazioni sussidiarie e corollari sulla vita della ragazza in questione.

Ma il breast watcher sa che il suo è uno sport di sacrificio. Il breast watcher non caccia: guarda e basta. Non tocca: guarda e basta. Conosce nell'immaginaria intimità che deduce dalla sua attività di osservazione milioni di donne, incontrate e studiate durante tutti i giovedì sera alla sala karaoke del paese. Il breast watcher non acchiappa. Guarda, beve, a volte chiacchiera col breast watcher a fianco per confrontare i propri risultati. All'improvviso, arriva uno sparuto e raro esemplare di cacciatore che spara le sue cartucce e cattura le prede più allettanti senza che queste oppongano la minima resistenza. Il breast watcher pensa che osservare la natura sia ua cosa deliziosa, ma che andare in buca ogni tanto non sarebbe male. Chiude il taccuino e se ne va. Ne conosce a frotte. Non se ne fa nessuna. Ma lui è il breast watcher e un giorno conquisterà il mondo.

Wednesday, September 14, 2005

COUNTDOWN

Non avevo mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui anche io avrei dovuto fare i conti con il futuro. Uno non se l’aspetta mai: fa progetti, pianifica la sua vita e poi la vive, ma solo dopo aver superato un giorno speciale. Uno di quei giorni che mentre li aspetti fai il conto alla rovescia pensando che appena comincerà la tua vita sarà inevitabilmente diversa. Sentirlo raccontare dagli altri non fa lo stesso effetto. A sentirlo raccontato sembra solo che una persona viva o si lasci vivere dalla sua vita, ma tu non presti mai attenzione al countdown che sta facendo. Poi ci arrivi anche tu:hai progettato, pianificato e adesso conti alla rovescia. Respiri e conti. Respiri e conti. Hai da fare, anche troppo, mille cose da leggere, preparare, stabilire, ordinare. Però stai lì, immobile e impaurito. Respiri e conti. E più respiri, più conti, più il conto alla rovescia sta per finire.
Contare alla rovescia non lascia via d’uscita: per quanto lontano sia il numero da cui parti arrivi sempre alla fine. Fare i conti col futuro ha qualcosa di paradossale. Innanzitutto non dovresti sapere quando arriva il futuro, perché se lo sapessi non sarebbe futuro, sarebbe solo un presente “spostato un po’ più in là”. In più, non ha senso: il futuro dovrebbe essere lontano, e invece puoi contare alla rovescia e quando dopo il 3 viene il 2 e poi l’1… poi devi incominciare ad andare. Un piede davanti all’altro, sempre più vicina al bordo… salta, dài. Ecco, il futuro è presente. Sono in una situazione dove il mio futuro è il mio presente “spostato un po’ più in là”. Devo lucidare le scarpe per camminarci dentro a testa alta, nel mio presente un po’ più in là.
La sensazione strana quando arriva il tuo futuro è che non c’è futuro, oltre il tuo futuro. In questo preciso istante non riesco a pensare al mio futuro vero, quello indeterminato. Al massimo mi penso vecchia, con un gatto sulle ginocchia, il lavoro a maglia che non sono capace di fare vicino ai piedi e un bel bicchiere di vino caldo in mano. Quello che sta in mezzo tra questa immagine e il mio adesso è un buco, riempito solo dall’incessante battito del mio cuore. BUM, BUM, BUM… e più batte, più il futuro si avvicina.
E più si avvicina e meno ci credo che sta succedendo anche a me.
100… 99…98…97…