Credo di non aver mai riflettuto sul significato del Natale per un non credente riuscendo ad andare oltre parole come: consumo, ferie (scroccate, “se non ci credi”), mangiare. Non so bene cosa significhi per me Natale. So cosa mi scoccia tremendamente del periodo di Natale. In cima alla lista i film da veri intenditori trasmessi nel primo pomeriggio, o peggio, in prima serata, che servono ad instillare in giovani menti i valori natalizi... Le favole non si raccontano più... ma perché affaticarsi quando basta premere un bottone all'ora giusta? I nostri figli sanno perfettamente che Babbo Natale sotto mentite spoglie fa lo spazzino nell'atrio di un lussuoso palazzo sulla V° strada di New York dove i ricchi petrolieri di tutto l'edificio attendono di ricevere la sua eredità per diventare i Babbi Natale del futuro... I nostri figli lo sanno.
In tutto questo, e in molto di più, a me rimane poco tempo per pensare. Devo dare una mano al travolgente meccanismo dei consumi, se voglio rendermi economicamente indipendente. Trovo un briciolo di solidarietà e simpatia solo per una cosa di questo e degli altri Natali passati: le luci del mio albero in giardino. Non sono certo un gran che: sono scolorite, piccole, sistemate a fatica su quello che era uno dei primi alberi della mia vita, quando ancora li compravamo vivi e poi li piantavamo in giardino. Non sono neppure particolarmente brillanti, non hanno effetti speciali, non sono appariscenti. Però sono lì, in mezzo a tante altre, a testimoniare la voglia di far festa, di avere un po' di sincera gioia nel cuore, fuori da ogni cinismo e disillusione. E in più si accendono ad intermittenza, e non ho ancora capito se è voluto o se è perché non funzionano tanto bene. Mi ricordano me, che ormai mi accendo e spengo in continuazione e non si capisce se è voluto o se qualcosa non va. C'è un elettricista?
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