Wednesday, April 27, 2005

I GIORNI UN PO' COSI'

Non ci riesco. Proprio non ci riesco. Oggi la mia testa non riesce a rimanere ferma: vola da un'immagine all'altra, da un'idea all'altra, da un pensiero ad un altro e non porta con sé nulla. Salta di qua e di là come una rana senza produrre niente. Sono inquieta e non riesco a rassegnarmi alle casualità. Ci sono delle cose che semplicemente accadono e continuare a pensarci non serve a niente, tanto sono già successe. Mi accorgo però che non sto saltando da un'oasi ad un'altra. Non salto su montagne di pietre preziose né su ricordi felici. Sto saltando da un fosso ad un altro. Da un brutto ricordo al fastidio che mi ha provocato uno stupido fatto accaduto ieri. Da un vecchio nervosismo a uno nuovo. Mi sono completamente infangata di ricordi un po' così.

E' strano come la vita, a volte, possa essere così... Così. Riflettevo sul fatto che abbiamo una vita sola e che le cose che ti restano in mente sono sempre le più stupide. Non ricordo quando sono nata. Forse basterebbe fare uno di quei folli corsi di rebirthing e scoprirei che non ho dimenticato niente, in realtà. Non ricordo com'ero vestita il primo giorno di scuola. Basterebbe cercare una fotografia, forse. Ma, chissà perché, non riesco a farmi venir voglia di cercarla. Rimangono fortissimi i brutti ricordi. Rimangono i rimpianti e i rimorsi. Rimangono gli incidenti. Di queste cose ricordi sempre tutto. Qualcuno deve aver detto che i traumi si imprimono con maggior forza nella mente. Ma se la nostra mente fosse come lo studio di un fotografo? Se potessimo aprire una bottiglia di acido e cancellare il negativo dei brutti ricordi? Se poi potessimo anche eliminare ogni traccia di questo gesto, gettando l'acido nello scarico... e poi sviluppare, fissare, ingrandire, dettagliare solo i ricordi belli? Scattiamo milioni di fotografie ogni giorno e non siamo mai noi a scegliere quelle che finiscono nel nostro album dei ricordi.

Perché non riusciamo a rassegnarci alle casualità e a continuare? Chi ha detto che le cose che sembrano contare di più sono quelle che contano davvero? Ci preoccupano i soldi che non abbiamo. Ci preoccupa il fatto che non riusciamo ad averli. Ci preoccupano le cose che possediamo, perché se si spaccano dobbiamo ricorrere a soldi che non abbiamo. Ci preoccupiamo di avere sempre più cose, però. O siamo pazzi o stiamo sbagliando. Ma come mai non riusciamo ad allargare le braccia e a dire “Pazienza”? Perché non facciamo un respiro profondo e non proviamo a ricominciare? Lasciamo che il nervosismo, la noia, il disagio se ne vadano da soli, come quando digeriamo male e aspettiamo che il mal di pancia vada via. Sì, ma quanto pesante abbiamo mangiato, questa volta? Passerà, diciamo, e intanto soffriamo. Un po' alla volta il dolore se ne va, ma soffriamo. Poi piano piano il nervosismo si calma. Lì e solo allora ricominciamo a respirare, naturalmente. Forse anche i giorni un po' così vanno elaborati, trascorsi, fatti passare. Forse più che bravi fotografi che scelgono quale dettaglio fermare dovremmo essere bravi selezionatori. Dovremmo saper decidere meglio cosa farà o meno parte del nostro album di fotografie. Quello che ci manca è la capacità di buttare via definitivamente quello che non ci piace. Ci hanno dato un cervello troppo complicato e fine per scartare e dimenticare. Ciò che ci distingue dagli altri animali è ciò che ci costringe a giorni un po' così. Forse, questo è proprio il bello di noi. Ma oggi che è un giorno un po' così non riesco proprio a farmelo piacere, questo bello di noi.

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