...Venite con me, nel mio mondo fatato per sognar... per sognar... il disco fa “click” e, vedrete, fra un po' si spegnerà... si spegnerà...
Non riesco a ricordare le parole con cui la voce del disco annunciava che presto sarebbe ricominciata un'altra favola. Ricordo perfettamente che provavo un profondo dispiacere nell'immaginare il “click” del trentatré giri che si fermava. La favola finiva.
Volevo scrivere la favola di un grande amore orientale del quale non rimane che un paio di orecchini finiti per caso su un banchetto di antiquariato in una fiera natalizia e che, guarda caso, capitavano proprio nelle mie mani. Volevo raccontare di un amore immenso capace di risorgere ad ogni alba con rinnovata intensità. Lei avrebbe avuto lunghi capelli neri ed occhi intensi, lui sarebbe stato alto e forte, con un sorriso caldo e rassicurante. Lei gli avrebbe giurato amore eterno e lui sarebbe partito per salvare il proprio popolo dall'invasore. Lei sarebbe sorta nel suo amore per l'ultima volta come un grande sole in un'alba fredda mentre lui sarebbe morto vincendo la guerra. Lei sarebbe caduta delicata come un petalo tra altri fiori... e nel tempo sarebbero rimasti solo due orecchini con sopra una fenice. Non era certamente una storia originale ma, a parte questo, rimane il fatto che non sono riuscita a scriverla. Non credo di saper raccontare amori. Penso che il mio trentatré giri si inceppi troppo spesso e ciò che si sente è un'intermittente serie di singhiozzi d'amore che fanno più ridere che tenerezza.
Ci sono storie che non si possono scrivere, originali o meno che siano. Non ci si inventa un amore che non esiste e, di conseguenza, non lo si può narrare. Mi domando se gli amori epici esistano ancora... A dire il vero mi domando se siano mai esistiti o se fossero le proiezioni o i desideri di uomini e donne dalla penna o dalla tastiera svelta che non trovavano nella vita una simile gioia. Romeo ha mai pensato che l'amica di Giulietta fosse più carina? Giulietta ha mai pensato di scappare a cavallo e prendere una barca per le Canarie e lasciare la nebbia di Verona? Orlando era innamorato o solo preda di una ineluttabile carica ormonale? Dante era innamorato di Beatrice o voleva semplicemente raccontare le perversioni del suo tempo con un'ottima scusa? Katie era attratta dal rude Heatcliff di montagna perché lui tagliava la legna a petto nudo, sudava ed era abbronzato nonostante non ci fosse mai un briciolo di sole a Cime Tempetose? In effetti poi lei sposava il ricco e gracile vicino di casa... Ma Heatcliff fu sempre davvero nella sua mente? Dove sta l'amore invincibile, che sorpassa il tempo e lo spazio, senza confini né condizionamenti... Dove sta il principe azzurro che con un bacio ti causa il vomito-di-mela e ti salva la vita? Dov'è il prode cacciatore che scuoia il lupo e ti fa uscire dal suo ventre promettendo che, non appena fossi stata più grande, sarebbe ripassato a “vedere come va”? Dove sono gli ingannevoli piaceri di quella donna capace di sedurre con dolci e profumo e poi, tolto scialle, parrucca, maschera vellutante, reggicalze e reggi-tutto diventa davvero una strega?
Dove sono il coraggio e l'incoscienza di sfidare la sorte e la società per un amore che lascia senza fiato? Perché non ci si abbandona agli amori che lasciano senza fiato? Perché quasi sempre il fiato va via solo ad uno dei due mentre l'altro guarda altrove e il primo finisce per soffocare? Nel mio cervello si susseguono buffe immagini di amanti cianotici che crollano a terra mentre l'altro guarda il cielo, le stelle, il mondo... Come mai siamo sempre più spesso gli unici tra due a sognare un amore? Come mai il nostro sogno non coincide mai con quello di nessuno? Come mai la vita si insinua nelle fessure del cuore e le chiude come se fosse mastice senza lasciare neppure uno spazio per far sbocciare un fiore? Non tutte le fessure del cuore sono ferite che devono essere ricoperte in fretta e furia... Alcune sono proprio il segno che il cuore, anche se con dolore, si apre e respira... Non c'è bisogno di mastice in quei casi. Ma spiegaglielo, a questa benedetta vita.
Forse le favole davvero non esistono. Forse sono favole solo perché non esistono e chi tenta di viverle ugualmente sbatte il naso sul dorso del libro più duro e pesante che sia mai stato messo in commercio: quello che racconta la storia della nostra vita. Rimane da capire come mai, nonostante tutta questa consapevolezza, uno vorrebbe proprio viverla, la sua favola. Forse siamo stupidi, forse non siamo mai cresciuti. Forse se non ci avessero mai raccontato le favole prima di addormentarci queste non sarebbero mai state ciò che accompagna dritti per la strada “del sogno”. Se ci avessero raccontato le favole, che so, prima di bruciare la verruchina che hai preso a nuoto, non sarebbero state così romantiche. Se ci avessero raccontato che il grande amore esiste davvero e sopravvive sempre mentre tiravano il collo all'anatra che avevamo vinto alla fiera, per poi servirla come succulento pranzo di pasqua, non credo avremmo vissuto a lungo in quest'illusione. Avremmo pensato, anche imprecando, che erano tutte cazzate. Forse si è trattato tutto di un grande complotto per ampliare l'industria di tutto ciò che ci consola quando ci accorgiamo che davvero questo amore non va.
Eppure io la mia favola ancora sono qui che l'aspetto... e la cosa più buffa è che ci credo davvero.
Saturday, January 15, 2005
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