All’improvviso l’estate non sembra neanche estate. Dovrai studiare, quest’estate mi hanno detto. Molto. Così questa mattina trasformo un viaggio verso casa, la mia vera casa, in uno di quei viaggi che ho fatto tutte le estati negli anni passati, quando ancora svegliarsi alle sei del mattino e sentire l’aria fresca dopo un temporale aumentava la sensazione di pizzicore al naso e l’eccitazione della partenza. Il temporale è alle spalle, pensavo mentre partivo durante quelle estati che mi avrebbero portato lontano dalla mia vera casa, dalla mia città verso altre case, altre vie e altre città. La terza liceo è alle spalle. La quarta è alle spalle. La maturità. Poi velocemente anche l’università. E adesso che sono grande, penso oggi, d’estate rimango in città. “I grandi” durante l’estate per me erano quelli che restavano in città perché avevano un lavoro. La differenza con “gli anziani” era che “i grandi” non venivano parcheggiati tre mesi in un centro commerciale a prendere il fresco. La differenza con “i giovani” era il numero di giorni passati al mare (perché sono troppo pochi “i giovani” che vanno in montagna).
Qualche anno fa non avrebbe fatto differenza il luogo, sarebbe bastata l’estate. Invece gli anni passano anche per me, che continuo a vedermi sempre uguale, sempre gli occhiali, sempre bassina, sempre piacevolmente nevrotica, sempre capricciosa. Però adesso a volte metto le lenti a contatto, i tacchi, faccio un profondo respiro e cerco compromessi. E passo le estati in città.
Mi ricordo com’era quando ci si trovava, noi amici, tutti intorno alle solite birre, pronti a lasciarci la piccola città alle spalle. Quest’anno Grecia. Quest’anno Praga. Quest’anno Belgio e Inghilterra. E via. Poi alcuni di noi in Belgio e in Inghilterra ci si sono stabiliti. E anche loro passano l’estate nelle loro nuove città. Come me. Anche loro, credo, prendono il metrò e fingono di essere in viaggio verso destinazioni lontane. La città come una jungla da scoprire. La città folta, intricata ma senza nessun animale selvatico. Sono tutti in vacanza. Siamo rimasti solo noi esploratori, che corriamo avanti indietro con le borse della spesa e trasciniamo casse d’acqua verso il frigorifero. L’unica marea che vediamo è quella degli impegni che non riusciamo ad organizzare e l’unico deserto nel quale ci smarriamo è quello del nostro conto in banca.
Eh già. Ho un conto in banca. Vuoto. Ho finito l’università. E devo studiare lo stesso tutta l’estate. Faccio almeno un viaggio al mese. Sempre la stessa tratta. Oggi faccio finta che sia davvero estate, l’estate di sempre. E piove a dirotto.
Tuesday, September 26, 2006
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