Wednesday, September 14, 2005

COUNTDOWN

Non avevo mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui anche io avrei dovuto fare i conti con il futuro. Uno non se l’aspetta mai: fa progetti, pianifica la sua vita e poi la vive, ma solo dopo aver superato un giorno speciale. Uno di quei giorni che mentre li aspetti fai il conto alla rovescia pensando che appena comincerà la tua vita sarà inevitabilmente diversa. Sentirlo raccontare dagli altri non fa lo stesso effetto. A sentirlo raccontato sembra solo che una persona viva o si lasci vivere dalla sua vita, ma tu non presti mai attenzione al countdown che sta facendo. Poi ci arrivi anche tu:hai progettato, pianificato e adesso conti alla rovescia. Respiri e conti. Respiri e conti. Hai da fare, anche troppo, mille cose da leggere, preparare, stabilire, ordinare. Però stai lì, immobile e impaurito. Respiri e conti. E più respiri, più conti, più il conto alla rovescia sta per finire.
Contare alla rovescia non lascia via d’uscita: per quanto lontano sia il numero da cui parti arrivi sempre alla fine. Fare i conti col futuro ha qualcosa di paradossale. Innanzitutto non dovresti sapere quando arriva il futuro, perché se lo sapessi non sarebbe futuro, sarebbe solo un presente “spostato un po’ più in là”. In più, non ha senso: il futuro dovrebbe essere lontano, e invece puoi contare alla rovescia e quando dopo il 3 viene il 2 e poi l’1… poi devi incominciare ad andare. Un piede davanti all’altro, sempre più vicina al bordo… salta, dài. Ecco, il futuro è presente. Sono in una situazione dove il mio futuro è il mio presente “spostato un po’ più in là”. Devo lucidare le scarpe per camminarci dentro a testa alta, nel mio presente un po’ più in là.
La sensazione strana quando arriva il tuo futuro è che non c’è futuro, oltre il tuo futuro. In questo preciso istante non riesco a pensare al mio futuro vero, quello indeterminato. Al massimo mi penso vecchia, con un gatto sulle ginocchia, il lavoro a maglia che non sono capace di fare vicino ai piedi e un bel bicchiere di vino caldo in mano. Quello che sta in mezzo tra questa immagine e il mio adesso è un buco, riempito solo dall’incessante battito del mio cuore. BUM, BUM, BUM… e più batte, più il futuro si avvicina.
E più si avvicina e meno ci credo che sta succedendo anche a me.
100… 99…98…97…

2 comments:

Marco Matteazzi said...

La rottura, quel momento immaginato che sempre cerchiamo di rimandare, perchè colorerà di presente, e quindi di immagini, odori e fatti, a volte così banalmente concreti, quel nostro foglio bianco schizzato di sogni. Vinicio (il mio Capossela) lo chiamerebbe il "futuro imperfetto", il foglio bianco dico, il futuro imperfetto in cui noi scriveremo la nostra più bella poesia, la nostra più bella canzone, il nostro più grande amore. E ce lo teniamo caro, il nostro futuro imperfetto..
Eppure arriva il giorno della rottura, ci si sbatte addosso prima o poi: dovremo essere così bravi da superare in qualcosa l'immaginazione, colorare quell'angolo della nuova casa come prima non ci sarebbe venuto in mente, applicarci con creativa dedizione ai fatti.. e, mio consiglio, tenerci da parte un pò di futuro imperfetto per quando arriverà l'inverno..


PS: l'ho letto qua e là, il tuo blog, come si sfoglia un giornale. Incappato in questa frase, l'ho fatta mia:
"Non si smette mai di essere quel diciassettenne un po' fuori dal gruppo che sei stato quasi dieci anni fa. Però sei contento di non avere più diciassette anni, altrimenti non riusciresti ad essere tondo in un mondo appuntito con la stessa serenità con cui lo fai adesso."
Complimenti!

Marco Matteazzi said...
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